Cova da Moura è un area di Lisbona nella quale, dopo la proclamazione di indipendenza delle colonie, sono confluiti molti immigrati provenienti da Capoverde, dall’Angola e dal Mozambico. Nata come una baraccopoli abusiva, è diventata un quartiere della capitale: fino a pochi anni fa era considerato off-limits per l’alto tasso di delinquenza e per le tensioni sociali al suo interno. Negli ultimi tempi, la zona si è aperta a numerose iniziative culturali e sociali, che concorrono ad una sempre migliore integrazione degli abitanti nel tessuto della città.

Il museo della Resistenza e della Libertà, sorto nelle mura del carcere dell’Aljube a Lisbona, raccoglie le testimonianze di una delle vicende più nere della storia portoghese. Qui migliaia di oppositori del regime di Salazar vennero rinchiusi e sottoposti alle peggiori torture, per essere successivamente avviati verso campi di prigionia dove trovarono la morte per stenti e malattie. Un museo che lascia sgomenti, da visitare assolutamente e assolutamente da non dimenticare.

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Camminerebbe veloce, con la leggerezza dei suoi tredici anni e l’eleganza della sua figura slanciata, se non fosse per il fondo sconnesso delle strade di Addis Abeba…

L’incontro con i Surma, una tribù del sud dell’Etiopia, ci racconta di un rapporto con la natura e con la propria terra profondo e ancora poco contaminato.

Una visita al mercato del pesce di Yangon, in Birmania. Squame, sangue, acqua e terra si mischiano a sudore e fatica…

Da un piccolo lago vulcanico nel sud dell’Etiopia i Borana estraggono sale, affrontando dolore e fatica

“Ebbi la sensazione di essermi imbattuto in una razza sopravvissuta solo perché il tempo si era scordato di estinguerla!” (John Hillaby)

Un ragazzino Surma dai modi gentili

Eritrea… Un paese senza speranza: la delusione degli anziani, la breve spensieratezza dei bambini e il vuoto dei giovani.

Un insegnamento inaspettato da una ragazzina bellissima. Una emozione indimenticabile.

Uomini, animali e cristalli bianchi: la piana del sale è questo, ma non solo. E’ risorsa, è fatica, è tradizione. Forse non per molto ancora…

L’incontro con i raccoglitori di sale in Dancalia. Gente fiera, che lavora in uno degli ambienti più inospitali della terra: raccolgono l’eredità di popoli antichi che scambiavano il sale a peso d’oro.

Quanta energia, quanta emozione può muovere una fotografia? Quali legami invisibili può creare? Una bambina, con il suo grande cuore, me l’ha fatto capire…

Nel mercato del bestiame di Keren, in Eritrea, tutto si svolge come secoli fa: il tempo sembra essersi fermato…

Un viaggio senza spostarsi da casa, tra colori, sapori, usanze e gentilezza.

Questo è il “Vaisakhi”, la festa di Primavera degli indiani Sikh che tutti gli anni si svolge a Cremona.

Non chiedete un caffè tradizionale in questa parte d’Africa se avete fretta. In Eritrea, come in Etiopia, il caffè ha il sapore del tempo impiegato a prepararlo: è un rituale che può durare più di mezz’ora, uguale dappertutto e da sempre.

In Dancalia sulla cima del vulcano Erta Ale, la “montagna che fuma” nella lingua Afar. Un cratere in continua attività: di giorno, un mare di onde grigie è rotto da qualche striscia rossastra; di notte, il vulcano si mostra in tutta la sua potenza.

Dallol, Dancalia. Una stupefacente distesa di cristalli di zolfo e di piccole pozze multicolori. La computer grafica rimane ancora lontana dalla fantasia della natura.

Vivono nel sud dell’Etiopia e, a differenza delle popolazioni limitrofe, hanno una struttura sociale molto articolata. Gli insediamenti sono molto più di semplici villaggi di capanne: in ogni comunità vivono fino a nove clan. Il confronto con le etnie vicine ricorda quello che può essere stato in passato il passaggio da una società basata sulla caccia a una fondata sulla agricoltura, con la necessità di una maggiore aggregazione.

È il colore della terra, quello che colpisce di più in questo viaggio nella valle dell’Omo River. E’ un colore che permea tutto e che penetra nella vita di chi vive in questa regione. Ad ogni angolo una sfumatura rossastra ti sorprende. Dilavato dalle piogge o accentuato dagli ultimi raggi del tramonto, rimane una delle caratteristiche più affascinanti dei panorami di queste zone.

A Keren, in Eritrea, il mercato del lunedì riempie il greto di un fiume in secca. Con un accostamento stonato, donne coloratissime e uomini compassati vendono le loro merci.

Il bellissimo articolo di Barbara Caffi, pubblicato sul quotidiano La Provincia di Cremona, dopo la proiezione del mio reportage sull’Eritrea.

Il suo nome evoca i ricordi dei libri di storia studiati a scuola: Massawa era il porto più importante delle colonie. Vederla così, addormentata, spezza in qualche modo una immagine. La città fantasma si risveglia solo di notte, destandosi dal caldo afoso.

Il vecchio treno a vapore costruito dagli Italiani all’inizio del ‘900, recentemente restaurato e rimesso in funzione, vi porterà verso emozioni e paesaggi unici.

Lalibela, la Gerusalemme d’Africa, vive giorni di festa e di grande religiosità in occasione del Natale copto. Migliaia di fedeli fanno visita alle splendide chiese scavate nella roccia, in preghiera, digiunando e cantando insieme.

Un rituale che a noi occidentali sembra terribile e privo di senso, crudele e inumano. Eppure, per le donne Hamer, in Etiopia, essere frustate dagli uomini durante i festeggiamenti che precedono la cerimonia del salto del toro è motivo di vanto. E’ un segno di attaccamento alla tribù e di affetto nei confronti di chi effettua il passaggio all’età adulta. Inoltre è testimonianza della capacità di sopportare il dolore. A noi non resta che guardare, ammirare la loro capacità di resistere alla sofferenza e cercare di comprenderne i motivi, senza giudicare.