
Il rito del caffè
Ci sediamo intorno ad un piccolo braciere di lamiera. Una donna sta tostando i chicchi freschi in un pentolino scuro di fuliggine.
Ce ne fa annusare l’aroma: uno ad uno, portiamo il fumo denso verso di noi, con un respiro profondo, muovendo le due mani nell’aria come ci hanno detto di fare.
Siamo ormai coinvolti nel rituale: questo è il NOSTRO caffè.
Vediamo la donna macinare i grani in un piccolo mortaio, aggiungendo un po’ di zenzero. La osserviamo far scivolare la polvere nel lungo collo della “gevenà”, la caffettiera in terracotta, insieme con l’acqua. E la guardiamo attendere paziente che il liquido, scaldandosi, fuoriesca, scuro e schiumoso: lo raccoglie in un pentolino e lo versa nuovamente nella caffettiera, più e più volte.
E’ passata mezz’ora da quando ci siamo seduti, ma non ce ne siamo accorti.
Prima di servire il caffè nelle tazzine, la donna mette a bruciare dell’incenso. Le volute dei due profumi si intrecciano e si fondono insieme.
Eccolo! Il caffè è pronto. E’ pieno, forte, un po’ piccante. Ma soprattutto sa di tradizione e di tempo vissuto. Non ci viene offerto da una persona, ma da una cultura e da un popolo. Lo si beve insieme, così come deve essere.
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Adoro i tuoi articoli e cosa scontata, naturalmente le tue foto. Articoli scritti da una persona che ha viaggiato, una persona di cultura che vive i momenti di quei posti così forti e così veri…. E’ un vero piacere seguirti Enrico e grazie di cuore per gli “scorci” d’Africa che ci dai modo di apprezzare tramite il “tuo viaggio”
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Grazie mille, Marco. Un caro saluto!
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