Caldo opprimente, ombra scarsa. Antichi portici testimoniano che è sempre stato così. Rari rumori di clacson o di motori, non ci sono cicale: solo i corvi lacerano l’aria con il loro gracchiare.

Una città ferma, come in attesa di sciogliersi sotto il sole torrido.

Muri scalcinati, persiane sconnesse, miseri portoni scoloriti. Palazzi un tempo fastosi sono ora solo ferite.

Qui si sopravvive, e basta.

Persino il mare non riesce a smuovere questa città: barche immobili, arenate, da tempo. Un cargo all’orizzonte, che illude, si rivela una vecchia carretta del mare abbandonata. Moli deserti, vagoni arrugginiti, rotaie che partono e finiscono nel nulla.

Di giorno si può essere gli unici a passeggiare nelle vie della città vecchia. Solo la sera, appena il sole concede una tregua, gli abitanti ricompaiono, davanti alle case, nei locali poveri, o addirittura sui loro letti portati all’esterno per sfuggire alla calura…

© Enrico Madini 2013

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