
Cova da Moura è un area di Lisbona nella quale, dopo la proclamazione di indipendenza delle colonie, sono confluiti molti immigrati provenienti da Capoverde, dall’Angola e dal Mozambico. Nata come una baraccopoli abusiva, è diventata un quartiere della capitale: fino a pochi anni fa era considerato off-limits per l’alto tasso di delinquenza e per le tensioni sociali al suo interno. Negli ultimi tempi, la zona si è aperta a numerose iniziative culturali e sociali, che concorrono ad una sempre migliore integrazione degli abitanti nel tessuto della città.

Il museo della Resistenza e della Libertà, sorto nelle mura del carcere dell’Aljube a Lisbona, raccoglie le testimonianze di una delle vicende più nere della storia portoghese. Qui migliaia di oppositori del regime di Salazar vennero rinchiusi e sottoposti alle peggiori torture, per essere successivamente avviati verso campi di prigionia dove trovarono la morte per stenti e malattie. Un museo che lascia sgomenti, da visitare assolutamente e assolutamente da non dimenticare.

Vivono nel sud dell’Etiopia e, a differenza delle popolazioni limitrofe, hanno una struttura sociale molto articolata. Gli insediamenti sono molto più di semplici villaggi di capanne: in ogni comunità vivono fino a nove clan. Il confronto con le etnie vicine ricorda quello che può essere stato in passato il passaggio da una società basata sulla caccia a una fondata sulla agricoltura, con la necessità di una maggiore aggregazione.

È il colore della terra, quello che colpisce di più in questo viaggio nella valle dell’Omo River. E’ un colore che permea tutto e che penetra nella vita di chi vive in questa regione. Ad ogni angolo una sfumatura rossastra ti sorprende. Dilavato dalle piogge o accentuato dagli ultimi raggi del tramonto, rimane una delle caratteristiche più affascinanti dei panorami di queste zone.

Un rituale che a noi occidentali sembra terribile e privo di senso, crudele e inumano. Eppure, per le donne Hamer, in Etiopia, essere frustate dagli uomini durante i festeggiamenti che precedono la cerimonia del salto del toro è motivo di vanto. E’ un segno di attaccamento alla tribù e di affetto nei confronti di chi effettua il passaggio all’età adulta. Inoltre è testimonianza della capacità di sopportare il dolore. A noi non resta che guardare, ammirare la loro capacità di resistere alla sofferenza e cercare di comprenderne i motivi, senza giudicare.