
Fish on the rocks
Il mercato del pesce di Yangon, in Birmania.
L’attività inizia molto prima dell’alba. Gli acquirenti sono qui presto: negozi e ristoranti vogliono avere i pezzi migliori.
Ci si muove in una atmosfera opprimente, schiacciati da una cappa maleodorante. Si cammina su uno strato di melma, in cui si mischiano squame e sangue, acqua e terra, sudore e fatica.
Uomini piccoli e magri scaricano dai camion grandi blocchi di ghiaccio e li trasportano su carretti sgangherati. I primi raggi del sole sollevano nuvole di vapore. Macchine assordanti tritano i blocchi in continuazione.
I pesci ammucchiati sono in attesa di essere impacchettati. Alcuni boccheggiano ancora. Le spine delle pinne tagliano le mani, mentre si impilano gli animali dentro contenitori di polistirolo.
Una donna raccoglie da terra qualche minuscolo pesciolino caduto insieme al ghiaccio: nessuno le chiederà di pagarlo, e con questo misero bottino riuscirà a sfamare i propri figli.
Lavorano qua anche persone di altre etnie, giunte con le loro barche: il mare e l’acqua talvolta dividono, talvolta uniscono.
Qualche ora dopo l’alba tutto finisce. Gli uomini si riposano. Nei loro occhi si legge la stanchezza, o forse la rassegnazione, o forse ancora l’incertezza di un futuro tutto da scrivere, per questo paese…
© Enrico Madini 2016
Racconto pubblicato anche su Millebattute
Tutto il materiale contenuto in “Fish on the rocks” di Enrico Madini
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